L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

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venerdì 16 maggio 2025

SCONTRI ARMATI FRA INDIA E PAKISTAN, LA TREGUA SEMBRA REGGERE

di Andrea Vento 

(Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati)

 

Riemergono ciclicamente le irrisolte cause di un pluridecennale conflitto. In ascesa il livello tecnologico degli aerei cinesi. Al termine cronologia storica dell’India


L'attacco terroristico compiuto il 22 aprile nella cittadina di Pahalgam nel Kashmir amministrato dall’India (carta 1), che ha causato l'uccisione di 25 turisti indiani e uno nepalese, ha finito per innescare l’ennesima pericolosa escalation militare fra Pakistan e India. 

Il governo indiano, nei giorni successivi l'attentato, aveva immediatamente accusato Islamabad di ospitare gli autori dell'atto terroristico, l’organizzazione jihadista pakistana Lashkar-e Taiba(1), e, come prima risposta, ha deciso di sospendere il Trattato sulle acque dell'Indo, sottoscritto nel 1960 per regolamentare l'utilizzo delle acque del fiume e dei suoi 5 affluenti di sinistra che nascono in territorio indiano, e gli spostamenti senza visto fra i due paesi, oltre a chiudere il valico di confine di Attari vicino a Lahore.

Islamabad, negando qualsiasi coinvolgimento nell'attentato, ha reagito condannando la sospensione del Trattato sull'Indo ed ha impedito sia l'utilizzo dello spazio aereo ai voli commerciali indiani che la possibilità di attraversamento del confine con l'India senza visto.

Nei giorni successivi all'attentato, nonostante gli appelli di Cina e Stati Uniti, si sono registrati quotidiani scontri a fuoco lungo la "Linea di controllo", il confine di fatto che separa dall’inizio del 1949 il Kashmir indiano da quello pakistano (carta 1). 

Carta 1: la “Linea di controllo” il confine di fatto che separa il Kashmir controllato dall’India da quello pakistano. La città di Pahalgam nel Kashmir indiano colpita dall’attentato del 22 aprile


Le radici storiche del conflitto

martedì 13 maggio 2025

PERCHÉ RADDOPPIARE L’AIUTO MILITARE ALL’UCRAINA

di Michele Nobile 


ITALIANO - ENGLISH


Prima parte: aiuti esteri e guerra di liberazione 


L’altalena di dichiarazioni ufficiali e di commenti giornalistici a proposito delle trattative fra Russia, Stati Uniti e Ucraina confonde la situazione e tende a creare aspettative destinate a rimanere deluse1. Innanzitutto, i contatti fra Russia e Stati Uniti non sono dei negoziati ma dei preliminari intesi a sondare la possibilità di iniziare trattative che non siano a priori destinate al fallimento. Le polemiche su durata, campo d’applicazione ed estensione geografica di un eventuale cessate il fuoco rientrano in questo quadro: di verifica della disponibilità reale a negoziare. Dopo quelli tentati da Obama, da Biden e dalla prima amministrazione Trump, questo è l’ennesimo reset statunitense in direzione dell’appeasement nei confronti di Putin, ma è ancor più contraddittorio dei precedenti. Infatti, con l’idea di por fine rapidamente alle ostilità l’amministrazione Trump ha esercitato la massima pressione sull’Ucraina: ad es. costringendone la difesa antiaerea a scegliere se proteggere obiettivi civili oppure militari; fatto ancor più grave, l’incertezza sulla continuità degli aiuti compromette la possibilità delle forze ucraine di pianificare future operazioni controffensive. Nello stesso tempo, però, le forze russe continuano a mantenere l’iniziativa offensiva su quasi tutto l’intero arco del fronte e a portare massicci attacchi aerei alle città ucraine. Nonostante ogni chilometro quadrato conquistato abbia per i russi un costo elevatissimo in uomini e mezzi, e il ritmo dei loro progressi territoriali sia assai ridotto rispetto a ottobre-novembre 2024 e continui a ridursi, dal punto di vista degli obiettivi di guerra di Putin questa linea d’azione è perfettamente logica: per quanto non possa durare a lungo, è il modo più efficace di sfruttare lo squilibrio materiale e di aspettative a favore della Russia creato dalla politica di Trump. 

In secondo luogo, bisogna fare attenzione a non farsi abbagliare dal modo in cui politici e commentatori utilizzano la parola pace. Bisogna ribadire quel che dovrebbe essere ovvio: che un «cessate il fuoco» o un armistizio, fragile o duraturo che sia, sono cosa ben diversa da un trattato di pace, non pongono fine allo stato di guerra ma si limitano a sospenderlo. Quando si guardi obiettivamente quali siano gli obiettivi minimi delle parti in conflitto è chiaro che, a meno di grandi sconvolgimenti militari che al momento non sono prevedibili, la partita diplomatica non può concludersi con la pace ma, nel migliore dei casi, con il congelamento delle linee del fronte. 

Purtroppo il motivo per cui Putin rifiuta una sospensione lunga e generale dei combattimenti terrestri e degli attacchi aerei non è solo tattico ma è inevitabile conseguenza della situazione che egli ha deliberatamente creato. Basti considerare quali siano gli obiettivi di guerra minimi del regime russo, ribaditi di continuo: riconoscimento de jure dell’annessione della Crimea e di altri quattro oblast dell’Ucraina alla Federazione Russa, nel complesso circa un quinto del territorio ucraino; la drastica riduzione della capacità di difesa delle forze armate ucraine; la negazione all’Ucraina non solo dell’ingresso nella Nato ma di qualsiasi altra seria forma di garanzia internazionale di sicurezza. Questi sono obiettivi irrinunciabili, specialmente il primo, un macigno che sbarra la via della pace ed è inamovibile con la diplomazia. Non può esistere alcun dubbio sul fatto che in nessun caso Putin restituirà pacificamente i territori occupati, perché questo significherebbe la sconfitta della sedicente «operazione speciale» e l’inutilità dell’enorme costo umano della guerra, con possibili gravi ripercussioni sulla tenuta del regime. 

Dal lato opposto, è ovvio che gli ucraini siano stanchi della guerra e i primi a desiderare la pace. Tuttavia la presunta «pace» nei termini degli obiettivi minimi di Putin sarebbe funzionale al conseguimento del suo obiettivo massimo, a cui egli evidentemente non ha rinunciato: l’instaurazione a Kyiv di un governo subordinato a Mosca. È a questo che serve indebolire economicamente e umanamente l’Ucraina, amputarne il territorio e pretendere che non sia in grado di difendersi né d’essere aiutata dall’estero. Si può ben dire che questa «pace» non sarebbe altro che la continuazione della guerra con altri mezzi, o una pausa prima d’una terza aggressione (dopo quelle del 2014 e del 2022 ancora in corso). Cedere agli obiettivi minimi di Putin equivarrebbe per gli ucraini al suicidio dell’indipendenza nazionale e della libertà politica del loro Paese. 

Per gli ucraini la questione della pace va anche oltre la restituzione dei territori occupati, la giustizia per le atrocità e i crimini di guerra e le riparazioni per l’enormità del danno umano e materiale inferto dall’aggressione di Putin. La pace comporta determinare le condizioni militari, politiche ed economiche che assicurino al popolo d’Ucraina la libertà interna e la libertà di decidere della collocazione internazionale del Paese. 

E questo pone obiettivamente la questione del rafforzamento dell’Unione Europea: difficile che questa abbia un futuro politico se non sarà in grado di difendere se stessa e l’Ucraina come nuovo Stato membro. Se si condivide questa posizione, ne consegue che i Paesi europei devono decidere e coordinare una politica d’investimenti nel settore della difesa, al fine immediato di sostituire il più possibile l’aiuto militare statunitense alla guerra per la liberazione e l’indipendenza dell’Ucraina: in pratica l’aiuto economico e militare dei Paesi dell’Unione Europea dovrebbe raddoppiare. Fatto senz’altro possibile quando si consideri che per i maggiori Stati europei gli aiuti totali all’Ucraina ammontano a circa lo 0,1% del Prodotto interno lordo, uno sforzo economico del tutto inadeguato. 

Inoltre, il sostegno degli Stati europei all’Ucraina dovrà continuare anche dopo il congelamento o il termine della guerra, sia per la ricostruzione economica del Paese sia per le necessarie garanzie di sicurezza e gli aiuti militari, possibilmente utilizzando i fondi congelati della Russia e annullando il debito estero dell’Ucraina. 

Nel resto dell’articolo considero il contributo estero all’evoluzione delle capacità militari dell’Ucraina e critico l’idea della «guerra per procura». 


La politica estera multivettoriale e la crisi della difesa dell’Ucraina

domenica 11 maggio 2025

L’ANTISEMITISMO IN CRESCITA

di Marco Ventura


ITALIANO - ENGLISH


Facendo un’eccezione alla «regola» di Utopia rossa - di pubblicare solo materiali originali, prodotti da noi o da persone in rapporto con noi - ritengo moralmente obbligatorio far circolare le cifre seguenti. Sono riassunte in un articolo comparso sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera (11 maggio 2025), a sua volta fondato sulla Mappa dell’Intolleranza 2024, elaborata daVox-Osservatorio italiano dei Diritti, in collaborazione con la Statale di Milano, l’Università Aldo Moro di Bari e La Sapienza di Roma. La Mappa mostra come le manifestazioni di antisemitismo in Rete si siano più che quadriplicate nel corso di 3 anni, arrivando ormai a coincidere spesso con le manifestazioni di antisionismo.

Aggiungo solo che l’antisemitismo di cui qui si parla è quello più rozzo e meno «politico». La ricerca, infatti, non include l’antisemitismo «più raffinato» di chi - sui giornali, libri o altri media esterni alla Rete - nega il diritto del popolo ebraico a esistere, a difendersi e ad avere uno Stato, in particolare quello assegnatogli dalle Nazioni Unite nel 1947.

La ricerca di Vox fa anche rilevare come espressioni di antisemitismo abbiano raggiunto i livelli più alti in occasione delle grandi manifestazoni a favore dei palestinesi. Questi dati confermano purtroppo il degrado crescente di quella che da tempo definisco sinteticamente come «sinistra reazionaria»: non il Pd, che non è mai stato un partito di sinistra, ma di centro, e nemmeno l’inqualificabile trasformismo dei 5 Stelle, ma coloro che pensano di collocarsi alla loro sinistra appoggiando Hamas e il terrorismo islamico più in generale (oltre a Putin, la teocrazia iraniana ecc.) [r.m.]


«Giudei assassini» è una delle tante espressioni d’odio antisemita rinvenute da Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti nella Mappa dell’Intolleranza 2024. La crescita dell’antisemitismo figura tra le novità rispetto alle precedenti edizoni. Nel 2022 era classificabile come antisemita il 6,5% dei post negativi su X, individuati dall’apposito algoritmo. Nel 2024 il dato è salito al 27%. Più di un post negativo su quattro, dunque, è antisemita […].

Cofondatrice di Vox Diritti, la giornalista Silvia Brena spiega a La Lettura e come il disegno della ricerca, basato sul collegamento tra discorsi d’odio e stereotipi, consenta di comprendere non soltanto il profilo quantitativo del maggiore antisemitismo, ma anche il profilo qualitativo di un nuovo antisemitismo. Dal corredo semantico tradizionale dell’ebreo «rabbino, avaro, isolazionista», chiarisce Brena, si è passati al predominio del termine «sionismo» e all’identificazione «dell’ebreo come aggressore, come “genocida”». L’odio si coagula ormai intorno «al nuovo ruolo degli ebrei», prosegue la giornalista, «non più vittima sacrificale, ma attore del proprio destino». Insomma, si legge nelle 44 pagine della Mappa sul sito voxdiritti.it, si è «di fronte a una sorta di riformulazione dello stereotipo»: è ormai «l’ebreo in quanto sionista a essere preso di mira».

Consultata dai ricercatori, precisa Siliva Brena, la Fondazione Cdec di Milano sull’ebraismo contemporaneo conferma che l’antisionismo è la nuova pelle dell’antisemitismo. A tale riguardo, i picchi di post d’odio registrati dalla Mappa sono eloquenti. I messaggi antisemiti si impennano in coincidenza con le manifestazioni Pro Palestina di Pisa e Milano nel febbraio e nell’aprile dello scorso anno. Schizzano poi ancora più in alto il 10 maggio 2024 in coincidenza con l’inizio delle proteste contro Israele nelle università italiane […].

Nelle sue otto edizioni la Mappa si è proposta di fotografare l’intolleranza in ogni forma, di cogliere ogni manifestazione dell’odio e degli stereotipi ad esso connessi, a partire dalle sei categorie, oltre all’antisemitismo, della misoginia, dell’islamofobia, della xenofobia, dell’abilismo (cioè la discriminazione verso le disabilità), della omotransfobia.  Proprio dalla comparazione con le altre categorie traspare la gravità quantitativa e qualitativa del nuovo antisemitismo online. È particolarmente significativo che l’81% dei contenuti postati sugli ebrei sia classificato come negativo. Nessun’altra categoria presenta la medesima concentrazione di negatività.

«L’odio contro gli ebrei è in assoluto quello più“carico”», si legge in proposito nel testo. Dalle «nuove connotazioni del discorso antiebraico», scrivono gli autori, appare come in questo «nuovo tipo di antisemitismo, sempre più aggressivo e pervasivo», stereotipi negativi «dalle profonde radici culturali e storiche si sommino all’insofferenza per le azioni di Israele».

Anche l’attenzione della Mappa all’intreccio tra diverse cause di intolleranza - la cosiddetta intersezionalità - consente di apprezzare la specificità del nuovo antisemitismo. La ricerca evidenzia, in particolare, come nel caso di donne ebree, straniere e omosessuali, la presenza dei vari caratteri funga da moltiplicatore dell’odio. Emerge anche - grazie alla geolocalizzazione dei dati - come spetti a Roma il primato di città al contempo più antisemita e più omotransfobica [...].



ENGLISH

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.