L’associazione Utopia Rossa lavora e lotta per l’unità dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo in una nuova internazionale: la Quinta. Al suo interno convivono felicemente – con un progetto internazionalista e princìpi di etica politica – persone di provenienza marxista e libertaria, anarcocomunista, situazionista, femminista, trotskista, guevarista, leninista, credente e atea, oltre a liberi pensatori. Non succedeva dai tempi della Prima internazionale.

PER SAPERNE DI PIÙ CI SONO UNA COLLANA DI LIBRI E UN BLOG IN VARIE LINGUE…

ČESKÝDEUTSCHΕΛΛΗΝΙΚÁENGLISHESPAÑOLFRANÇAISPOLSKIPORTUGUÊSРУССКИЙ

giovedì 11 giugno 2015

I BAMBINI SANNO (Walter Veltroni, 2015), di Pino Bertelli

Anche i bambini cambiano, perché cambia il modo in cui li si è guardati e trattati nel corso dei secoli, fino a oggi. Dei bambini si può fare di tutto, li si può plasmare a piacere. L'hanno detto o pensato Hitler e Stalin e ci sono riusciti. Oggi non è diverso, e per i bambini questo non è certamente un tempo allegro: oggetto di mercato, coccolati e castrati in una parte del mondo, usati e massacrati in un'altra. Non è un tempo allegro neanche per gli adulti, figuriamoci per i bambini! Ma gli adulti hanno il potere e i bambini no. Adulti ossessivi e possessivi li manipolano e li corrompono, tra noi, mentre altrove altri adulti li manipolano o li ammazzano. […] I bambini non sanno quello che non si vuole che sappiano, però guardano, intuiscono, imitano. Non hanno strumenti per ribellarsi, o non li hanno ancora1.
(Goffredo Fofi)

Che bello! Walter Veltroni, smessi i panni piuttosto sporchi della politica sinistrorsa (si fa per dire!), è approdato al cinema… prima come critico (abbastanza ignorante di ciò che scrive sulla macchina/cinema), poi come regista (del tutto ignorante di ciò che affabula sullo schermo)… ha messo insieme un documentario tutto dio, patria e famiglia, I bambini sanno (2015). I militanti del Pd, l'agglomerato più idiota mai apparso sulla scena della politica italiana, genuflesso ai piedi di un citrullo che in un qualunque paese della terra poteva al massimo fare il pagliaccio in un circo di provincia, e non il primo ministro… accorrono in maniera moderata nei cinema e si commuovono davanti a un film che sembra più una pubblicità dei biscottini di grano transgenico che un documentario sulla situazione familiare/sociale nella quale versano i bambini al tempo della civiltà dello spettacolo.
Il compitino di Veltroni è di quelli slavati, tipico di chi non vuole indisporre nessuno e abbracciare l'intera società prona a tutte le schifezze, corruzioni, criminalità che acquistano voti e consenso nelle tornate elettorali… ma non era Mark Twain che diceva: «Se votare facesse qualche differenza non ce lo farebbero fare»?! I politici sono sempre in anticipo sui loro escrementi.
Naturalmente, alla prima romana le star non sono mancate… personaggi del cinema, ministri del governo Renzi, presidenti delle camere, capo dello stato… hanno applaudito la pellicola di Veltroni… l'avanspettacolo è di quelli da salotto televisivo… i grigi sepolcri della partitocrazia c'erano tutti… quello che mancava era la bellezza del vero: come sappiamo dall'antica Grecia, dove non c'è bellezza non c'è nemmeno giustizia. «Talvolta si vorrebbe essere cannibali, non tanto per il piacere di divorare il tale o il talaltro, quanto per quello di vomitarlo» (E.M. Cioran). L'umiliazione è l'ingiustizia che ogni cosca politica commette con il consenso dei propri elettori.
Il buon Veltroni, facendo finta di essere Pasolini in quel grande documentario che è Comizi d'amore (1964), mette in fila (male) trentanove bambini tra gli 8 e i 13 anni e formula loro una serie di domandine su amore, famiglia, dio, omosessualità, crisi sociale… ci infila una serie di sequenze tratte da Baarìa, Io non ho paura, Kaos, Gremlins, Stand By Me e, per far vedere che qualche volta al cinema c'è davvero stato, la chiusa del capolavoro di Truffaut, I 400 colpi. Naturalmente la critica velinara s'accoda alle disposizioni degli uffici stampa del Pd e il pubblico guarda affascinato l'affresco cinematografico più banale che in questo inizio d'estate s'appresta a cogliere il consenso di precari, disoccupati, migranti… molti acclamano un prodotto filmico che nulla ha a che fare con il cinema.
Un bambino sogna di vedere il mare (come ne I 400 colpi) e intorno a lui si evocano le infanzie del presente e del futuro… non poteva mancare la citazione scolastica di Antoine de Saint-Exupéry: «I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta». Veltroni è allegro, perspicace, quasi vero… s'accosta ai bambini come un padre putativo/confessore e nelle camerette segnate dalla simbologia del loro tempo sembra quasi credere a quello che fa e più ancora a quello che dice: cioè niente! L'ex sindaco di Roma ed ex di tante altre cose… è alla seconda regia (la parola è un po' grossa) e dopo Quando c'era Berlinguer (2014), un polpettone lacrimevole per nostalgici del Pci, palafrenieri del renzismo d'annata e voltagabbana occasionali, che conteneva una filosofia politica da portinai… ecco che il buon Veltroni si erge a paladino della benevolenza… con I bambini sanno rispolvera i "buoni sentimenti" della sinistra e affastella sulla "presunta purezza" dei bambini un breviario sulla civiltà tecnologa, multiculturale e angelica che va bene a tutti, perfino ai fascisti ingrugniti di Casa Pound o ai leghisti di verde vestiti che abbaiano insieme al capo gregge Salvini (un analfabeta che ha fatto il covo nelle televisioni).
I 39 ritratti dei bambini (scelti da un casting di 350) filmati da Veltroni figurano un ventaglio sociologico d'impronta accademica: ci sono il filippino, la musulmana, la nigeriana, il rom, il circense, il genio matematico, il malato di leucemia, i figli orfani di un padre ebreo omosessuale, la nipote di una vittima del terrorismo, due gemelle di cui una con la sindrome di Down, la figlia di una coppia di lesbiche, i figli di operai di Piombino… città cara a Veltroni… dove in difesa dei posti di lavoro (un diritto scritto nella Costituzione) e delle tessere della sinistra al caviale, i sindacalisti fanno lo sciopero della fame, i sindaci vanno sul tetto delle acciaierie e i "compagni" conservano nelle teste la falce, il martello e i baffi di Stalin… senza mai capire che il mondo va avanti e riconversione non significa necessariamente disoccupazione.
Il lavoro è importante qui e dappertutto, ma la salute dei lavoratori e dei cittadini non è meno importante… si può lavorare nel rispetto dell'ambiente, in piena dignità e difesa dei diritti umani a fianco della comunità, e seminare una diversa considerazione della vita per i figli e i figli dei figli. L'archeologia industriale, l'allargamento del porto, la diversificazione del lavoro, la bonifica del territorio, la formazione, l'aiuto allo studio, l'accoglienza dei migranti, la partecipazione dei cittadini alla "cosa pubblica" non sono imprese impossibili… Il governo migliore è quello che governa di meno!, diceva Goethe, Thoreau o Noam Chomsky… il popolo non può contare solo il giorno delle elezioni (come sosteneva il 3° presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, uno dei padri del Partito Democratico degli Stati Uniti), ma essere protagonista delle scelte sociali/politiche di una città, di una nazione, e testimone di pace per l'intera umanità.
Il cuore del film di Veltroni sono i bambini… molti sembrano un po' perduti di fronte alla macchina da presa; altri, più svezzati dalla pratica dei media, recitano un parte già vista in televisione o in internet… l'invadenza del regista è pressante, le battute sempre fuori luogo… alcune confessioni sono importanti, anche drammatiche, ma la visione d'insieme le ingloba in situazioni spesso comiche… i bambini sono seduti (quasi sempre), la voce fuori campo (del regista) gioca sul paternalismo e le visioni surreali dei bambini - spezzettate in un montaggio dell'ovvio e dell'ottuso - sono banalizzate assieme alle vignette di Altan. Il narcisismo architetturale di Veltroni frana negli autoritratti finali, fatti con il grandangolo, che sono dei veri e propri tasselli di cinema horror.
I vestiti dei bambini, i colori degli ambienti, le posture organizzate davanti all'interlocutore… suonano falsi… ma non è F come falso da fine del mondo di Orson Welles, né vi è la spontaneità del quotidiano di Luigi Comencini in I bambini e noi… forse Veltroni non conosce i lavori sull'infanzia amata (o mal-amata) di Vittorio De Seta e di Silvano Agosti, si vede… lì il cinema si accosta alla realtà dei bambini e inventa quello che di loro stessi è sconosciuto… l'amore per un'infanzia intramontabile che ne consegue è al fondo di quanti vedono nei bambini dei piccoli uomini, con i loro amori, i loro dolori, le loro fantasie e sogni, con i quali dovranno affrontare la vita a colpi di verità; come sappiamo, in questi tempi di oscurantismo dire la verità è un atto rivoluzionario.
La seriosità delle parole, la compostezza dei corpi, la scelta delle inquadrature de I bambini sanno… affastellano un guazzabuglio di facili sentenze e timide assoluzioni… l'abbraccio del figlio con il padre appena tornato dalla guerra in Afghanistan (o un'altra guerra, fa lo stesso) è così dolcificato che sfiora il ridicolo involontario… la musica di Danilo Rea è smielata su tutto il film, anche sugli esterni… una fabbrica dismessa, una pineta verde, gli scafi sfasciati dei barconi a Lampedusa, i topi nelle baracche… tutto è pianificato secondo l'interpretazione piccolo-borghese, ancora togliattiana, di Veltroni… la retorica è quella di Alberto Sordi, contiene i vizi e le virtù degli italiani, ma almeno il comico romano investiva di riflessioni amare l'intera società consumerista. La speranza della politica come risposta al disagio di vivere è una forma normale di delirio.
La prima "iper-istituzionale" del film, 14 aprile 2015
La noia che ci prende a vedere il film di Veltroni è di quelle abissali… la saccenza di alcuni bambini è insopportabile, e anche le compiacenze di altri sono inammissibili… la "buonafede" non è un lasciapassare innocuo per nessuna opera d'arte… le responsabilità degli adulti non sono contemplate: se tutti i bambini si somigliano non è certo per una qualche loro colpa, ma per un'educazione omologata che non prevede colpevoli né innocenti… né sommersi né salvati… solo consumatori ottusi e futuri servi di apparati politici, crimini finanziari e religioni monoteiste che orchestrano il divenire della civiltà dello spettacolo - che non va sostenuto, ma aiutato a crollare - nella povertà.
I bambini certo lo sanno chi sono i genitori, gli educatori, i politici, i preti che allevano il loro immaginario alla genuflessione, alla dipendenza, alla discriminazione, alla soggezione… Veltroni no! Sembra proprio non saperlo! O almeno fa finta di non saperlo! «Il mio film - dice, da qualche parte - ha un messaggio civile più che politico… non sciupateli. Accompagnateli. Credono fermamente che persone di diverse religioni siano uguali. Che persone dello stesso sesso possano convivere. Che non ci debbano essere mai discriminazioni».
Ma dove vivi! In un campo di fragole di serra? In un appartamento di Manhattan o sulle nuvole di Roma, dove la mafia si è mangiata anche i palloncini delle Coop rosse e bianche? Porca puttana! Cane di un diavolaccio! Miseria bastarda! Ma davvero non ti sei mai accorto del marcio della casta politica che fa affari criminali con tutti e si vende perfino gli affogati del Mediterraneo per un pugno di voti? Ma sei proprio un coglione! Non vedi che i bambini ci guardano e tremano in attesa di passare per i camini mercantili della società dell'apparenza?
Va detto. Non è grazie alla politica, ma grazie alla sofferenza - e solo grazie a essa - che la smettiamo di essere marionette… la sola funzione della politica è di aiutarci a rimpiangere la saggezza degli illetterati… con che diritto vi mettete a legiferare per noi? Non abbiamo bisogno di intercessori, specie della vostra razza di serpi… ce la possiamo benissimo cavare da soli… non siete capaci nemmeno di accendere un fornello del gas… non accetteremo mai da nessun politico, foss'anche un qualche santo, di occuparsi della nostra dignità (da un miserabile forse sì, diceva)… il vero contatto tra le persone si stabilisce nel rispetto dell'uomo per l'uomo… i vostri scranni sono strumenti di sottomissione, di terrore e di schiavitù… quando i popoli si accorgeranno della fame di bellezza che c'è nei loro cuori, ci sarà la ribellione nelle strade della terra e non sarete degni nemmeno di una corona di sputi.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 9 volte giugno 2015



1 Cit. da «I bambini ne sanno molto più di Veltroni», in internazionale.it, 27 aprile 2015.

Nella diffusione e/o ripubblicazione di questo articolo si prega di citare la fonte: www.utopiarossa.blogspot.com

RED UTOPIA ROJA – Principles / Principios / Princìpi / Principes / Princípios

a) The end does not justify the means, but the means which we use must reflect the essence of the end.

b) Support for the struggle of all peoples against imperialism and/or for their self determination, independently of their political leaderships.

c) For the autonomy and total independence from the political projects of capitalism.

d) The unity of the workers of the world - intellectual and physical workers, without ideological discrimination of any kind (apart from the basics of anti-capitalism, anti-imperialism and of socialism).

e) Fight against political bureaucracies, for direct and councils democracy.

f) Save all life on the Planet, save humanity.

g) For a Red Utopist, cultural work and artistic creation in particular, represent the noblest revolutionary attempt to fight against fear and death. Each creation is an act of love for life, and at the same time a proposal for humanization.

* * *

a) El fin no justifica los medios, y en los medios que empleamos debe estar reflejada la esencia del fin.

b) Apoyo a las luchas de todos los pueblos contra el imperialismo y/o por su autodeterminación, independientemente de sus direcciones políticas.

c) Por la autonomía y la independencia total respecto a los proyectos políticos del capitalismo.

d) Unidad del mundo del trabajo intelectual y físico, sin discriminaciones ideológicas de ningún tipo, fuera de la identidad “anticapitalista, antiimperialista y por el socialismo”.

e) Lucha contra las burocracias políticas, por la democracia directa y consejista.

f) Salvar la vida sobre la Tierra, salvar a la humanidad.

g) Para un Utopista Rojo el trabajo cultural y la creación artística en particular son el más noble intento revolucionario de lucha contra los miedos y la muerte. Toda creación es un acto de amor a la vida, por lo mismo es una propuesta de humanización.

* * *

a) Il fine non giustifica i mezzi, ma nei mezzi che impieghiamo dev’essere riflessa l’essenza del fine.

b) Sostegno alle lotte di tutti i popoli contro l’imperialismo e/o per la loro autodeterminazione, indipendentemente dalle loro direzioni politiche.

c) Per l’autonomia e l’indipendenza totale dai progetti politici del capitalismo.

d) Unità del mondo del lavoro mentale e materiale, senza discriminazioni ideologiche di alcun tipo (a parte le «basi anticapitaliste, antimperialiste e per il socialismo».

e) Lotta contro le burocrazie politiche, per la democrazia diretta e consigliare.

f) Salvare la vita sulla Terra, salvare l’umanità.

g) Per un Utopista Rosso il lavoro culturale e la creazione artistica in particolare rappresentano il più nobile tentativo rivoluzionario per lottare contro le paure e la morte. Ogni creazione è un atto d’amore per la vita, e allo stesso tempo una proposta di umanizzazione.

* * *

a) La fin ne justifie pas les moyens, et dans les moyens que nous utilisons doit apparaître l'essence de la fin projetée.

b) Appui aux luttes de tous les peuples menées contre l'impérialisme et/ou pour leur autodétermination, indépendamment de leurs directions politiques.

c) Pour l'autonomie et la totale indépendance par rapport aux projets politiques du capitalisme.

d) Unité du monde du travail intellectuel et manuel, sans discriminations idéologiques d'aucun type, en dehors de l'identité "anticapitaliste, anti-impérialiste et pour le socialisme".

e) Lutte contre les bureaucraties politiques, et pour la démocratie directe et conseilliste.

f) Sauver la vie sur Terre, sauver l'Humanité.

g) Pour un Utopiste Rouge, le travail culturel, et plus particulièrement la création artistique, représentent la plus noble tentative révolutionnaire pour lutter contre la peur et contre la mort. Toute création est un acte d'amour pour la vie, et en même temps une proposition d'humanisation.

* * *

a) O fim não justifica os médios, e os médios utilizados devem reflectir a essência do fim.

b) Apoio às lutas de todos os povos contra o imperialismo e/ou pela auto-determinação, independentemente das direcções políticas deles.

c) Pela autonomia e a independência respeito total para com os projectos políticos do capitalismo.

d) Unidade do mundo do trabalho intelectual e físico, sem discriminações ideológicas de nenhum tipo, fora da identidade “anti-capitalista, anti-imperialista e pelo socialismo”.

e) Luta contra as burocracias políticas, pela democracia directa e dos conselhos.

f) Salvar a vida na Terra, salvar a humanidade.

g) Para um Utopista Vermelho o trabalho cultural e a criação artística em particular representam os mais nobres tentativos revolucionários por lutar contra os medos e a morte. Cada criação é um ato de amor para com a vida e, no mesmo tempo, uma proposta de humanização.